Dedicato alla memoria di Yoshinobu Nishizaki


1983: Il Ritorno Del Capitano Avatar















Come Yamato si avvicina al suo10 ° anniversario, Nishizaki vuole commemorare l’evento che ha cambiato la sua vita (nel bene e nel male) con un nuovo e ultimo capitolo della saga.
Nel 1981 dopo aver dato a fatica una fine alla storia della Serie III, Nishizaki decide di mandare un’altra volta la Yamato in missione.
Le innumerevoli battaglie a cui la gloriosa corazzata era andata incontro in quegli anni, non erano bastate al superproduttore che sente di non aver ancora detto tutto con la sua creazione, vuole dare alla storia d’amore di Kodai e di Yuki una conclusione, un conclusione felice, o almeno, qualcosa che li avrebbe fatti ricordare per sempre al loro pubblico affezionato.
 Tra il 1981/82/83, Nishizaki, Eiichi Yamamoto, Aritsune Toyota, Toshio Masuda e altri, partecipano a diverse fasi di incontri e riunioni per stendere le basi della nuova storia, che come già anticipato nei post precedenti, doveva diventare una nuova serie tv: Yamato Parte 4.
Che cosa fare, dunque, con Yamato? Come chiudere in modo grandioso le sue avventure?






Un Nuovo Capitano?






Nishizaki lamenta ancora una volta che la maturità di Wildstar/Kodai non è ancora adeguata perché possa guidare ancora la nave in quest’ultimo capitolo (..strano, nella Serie III a Wildstar la maturità non manca di certo..).e sembra deciso a dare ancora una volta un nuovo capitano alla nave. Ma chi?
Produttore e soci, si erano giocati una bella squadra di comandanti negli ultimi 10 anni: Okita, Hijikata, Yamanami; tutti in un modo più rocambolesco dell’altro avevano lasciato il testimonil della nave a favore di Wildstar.

Perché allora incaponirsi nel volerne mettere obbligatoriamente un altro?
Sorge quindi un interrogativo. A chi affidare adesso il comando della Yamato? Non si vuole clonare la personalità di Avatar cercando un nuovo personaggio come lui, bastavano quelli che c’erano a disposizione.
Riuniti in conclave per un primo scrutinio, i vertici della WCC fanno il nome del generale Todo, che da comandante dell’EDF doveva diventare comandante dell’astronave, (quello che hanno pensato tutti dopo le dimissioni di Kodai).
Anche il finale sembra scontato: la Yamato deve ritornare da dove era venuta.
La gloriosa corazzata spaziale sarebbe stata restituita al mare di Capo Bogasaki.
Toyota, intanto, propone una cosa nuova: la Yamato non avrebbe lasciato il pianeta Terra, ma avrebbe affrontato un nemico in seno al suo stesso pianeta: un nemico proveniente dal sottosuolo. (ricorda niente? Super Atragon forse?)

nota. Quanti di voi conoscono la teoria della Terra cava? Sotto l'espressione di teoria della Terra cava è raccolto un filone di diverse teorie, secondo cui il pianeta Terra sarebbe cavo al proprio interno. Secondo alcune di esse, sotto la superficie terrestre vi sarebbero altre superfici concentriche, che potrebbero a loro volta essere abitate o abitabili. Sebbene confutata dalla scienza moderna, ancora oggi la teoria della Terra cava trova un certo seguito presso alcuni sostenitori di teorie del complotto.

Un’ardua prova per l’astronave, che dovendo combattere in casa, sarebbe stata impossibilitata ad usare la sua arma più potente.
Priva del cannone a onde moventi, la Yamato avrebbe nuovamente rivestito il ruolo portato nel 20 secolo, quello di una corazzata marittima.
L’idea però stava stretta a Nishizaki; se la nave non avesse volato nello spazio, le grandi battaglie spaziali che aveva in mente il produttore non ci sarebbero state e lui voleva una grande invasione, guidata da un re nemico, il più spietato mai incontrato dalla Yamato.
L’idea viene bocciata.



L’intervento della corazzata spaziale doveva essere immediato e ricco di fascino.
Si esaminano le situazioni più bizzarre, le sceneggiature più intricate, gli scenari e i paesaggi più curiosi.
Ciò che i vertici della WCC hanno in mente di realizzare, però, è zoppicante, fuori da ogni schema logico, ben oltre la fantascienza credibile.
Poichè non si riesce a far combaciare tutti i pezzi del puzzle, le riunioni sono sospese. 
Ad agosto 1981, lo sviluppo di Battaglia finale subisce un brusco arresto. Il film inizialmente promesso per estate del 1982 e del quale la Toei (che avrebbe realizzato la pellicola nei suoi studi) è in snervante attesa della sceneggiatura, si è impantanato.
Come già anticipato nel primo post di questa sezione del blog, gli incontri tra Nishizaki e il personale dello staff di Yamato riprendono poi nel mese di Dicembre, quando finalmente è dato un nome al nuovo nemico dei terrestri: i Dunghilliani.
La campagna pubblicitaria per l'ultimo film è cominciata, ma la storia è ancora molto indietro nella sua fase di lavorazione, ma si ha tutta l’intenzione di prestare fede alla parola data.
Battaglia Finale uscirà regolarmente il 19 marzo del 1983.
Alla fine di Gennaio del 1982, quando i tempi cominciavano a stringere, ecco che per recuperare il tempo perso (da Nishizaki) iniziano nuovamente le estenuanti riunioni che si sarebbero inoltrate fino a tarda notte. In quei giorni, Toyota e i veterani della WCC si accordano (dopo aver sfornato un’idea una più stravagante dell’altra) su una sceneggiatura comune. Ma ci vorranno circa ancora 3 mesi perché la lavorazione del film possa cominciare.

Si ritorna alla questione del ritorno del Capitano Avatar.
Nishizaki pensa che la situazione sulla Terra dovrebbe essere davvero grave se è richiesto l’intervento di un pezzo da 90 come Okita, quindi è necessario che la Terra viva davvero un momento di crisi senza precedenti (Yamato Per Sempre e la Serie III non sono bastate?) e soprattutto bisogna trovare una scusa plausibile per giustificare la retrocessione di Wildstar da capitano della nave a comandante della squadra d’attacco dei Cosmo Tiger.
nota. Nella sceneggiatura che conosciamo, è lo stesso Kodai a dare le dimissioni dopo aver perso parte dell’equipaggio. Nella prima bozza, invece, dopo aver disobbedito a Todo che gli ordinava di ritornare a casa, e dopo aver subito ingenti perdite, Kodai viene (udite udite) rimosso come capitano. Ma non è ancora la soluzione definitiva.
E’ Nishizaki stesso a decidere di degradare il suo protagonista. Secondo lui, chi ha sbagliato merita di ricevere il castigo, (ma che cosa gli aveva fatto di male?) per una persona come lui, come capitano di una nave: il sopravvissuto al suo errore, la soluzione migliore, la più dignitosa, era quella di dimettersi.
Adesso l’idea di riesumare il primo storico comandante della Yamato inizia a prendere forma.

Ma con che scusa giustificare il ritorno del Capitano Okita?
Il superproduttore suggerisce che siano proprio i benefici influssi dell’acqua di Acquarius (a portatrice di vita come spiegato nel film) a guarirlo. Non si sa bene dove Okita sia stato in questi ultimi 3 anni (dovunque fosse, è stato molto fortunato: è sopravvissuto alle radiazioni, alla guerra contro l’impero della cometa, all’invasione della Dark Nebula ed è sfuggito al tremendo calore del Sole in espansione).
Il tutto sembra poco credibile, quindi è ponderata (ma solo per un momento) la possibilità di mettere sulla Yamato un clone del capitano creato in laboratorio. Ma le implicazioni morali sembrano bloccare quasi subito questa possibilità. Se n’escogita un’altra: Okita non era morto, ma si trovava in uno stato di coma vegetativo e poi rianimato grazie ad un’apparecchiatura medica di nuova sperimentazione in grado di curare la sua malattia.

Per Nishizaki non ci sono problemi, aveva già resuscitato Wildstar, Nova e Desslok nella Serie 2 e “inventatosi” un nuovo Kato in Yamato Per Sempre, che problema c’era nel far ricomparire dal nulla anche Okita?
Andando in questa direzione, però, si tradiva uno dei messaggi più importanti che si era cercato di dare al pubblico, era come se la produzione cancellasse in un lampo tutto quello che aveva insegnato nei precedenti film e serie tv.
Con questa decisione, tutto è riazzerato e Kodai finisce per ritrovarsi una psicologia complessa, frustrata e indebolita. Wildstar era cresciuto passo dopo passo con gli eventi, episodio dopo episodio, attraverso tentativi ed errori.
Far ritornare Okita voleva dire gettare alle ortiche tutto quello che il giovane aveva imparato in anni di esperienza a bordo della Yamato.
Nishizaki è irremovibile, le proteste dei compagni di lavoro non servono a niente. La decisione è presa: Avatar è riarruolato.
La Yamato si deve muovere al comando del suo primo capitano, di un uomo carico di esperienza, il simbolo del buonsenso della generazione più matura.
Nave e capitano, inoltre, devono condividere lo stesso destino. Okita sarebbe stato l'unico vero vincitore di questa partita a scacchi tra terrestri e invasori, l’unico a dare scacco matto, tramite la sua morte, al brutale piano ideato dal re nemico e dalla sua flotta.
Avatar/Okita doveva tornare per un altro motivo: dare a Wildstar una lezione di coraggio, di abnegazione e di sacrificio, ma soprattutto per insegnargli a diventare un uomo che ama.
Nella foto in alto ci viene mostrato il lato più tenero di Okita: l’abbraccio e le parole del capitano rappresentano più di altro, ciò di cui ha bisogno la maggior parte dei giovani, ovvero di buone parole e di gesti di incoraggiamento che li spingano ad andare serenamente avanti.






Le Ragioni Dei Fans






Non tutti però condividono l’idea di Nishizaki. I fans più accaniti (quelli che partecipavano ai suoi meeting) si dicono assolutamente contrari. Come può un essere umano che è morto essere di nuovo riportato in vita?
L’effetto della disposizione imposta da Nishizaki era quella di un boomerang acuminato che colpisce chi l’ha lanciato.
Dopo aver sopravvissuto Kodai, Yuki e Dessler nella Serie 2, ora anche Okita ritornava dall’aldilà? Assurdo!
Tutto sembrava macabro e illogico: alla fine era un po’ come se la Yamato fosse guidata da un equipaggio di zombie.
Ma anche se si fosse trovata una soluzione alternativa a quella proposta: magari il figlio di Okita, o un fratello minore, o un sosia, sarebbe stata la stessa cosa perchè avrebbe prodotto lo stesso risultato.
Se il capitolo finale è un sequel della Serie III, naturalmente il capitano della Yamato doveva essere Susumu Kodai e chiaramente non era necessario pensare a un altro.
Ma anche se una parte dei fan protestano, il lavoro prosegue.

Adesso non restava altro che abbattere l’ultimo muro: sfidare il tabù del sesso nell’animazione.
La scena finale tra Kodai e Yuki doveva contenere delle velate scene di sensualità.  
Nishizaki pensava che l’animazione potesse conferire eleganza e una visione più composta a qualsiasi argomento, compreso questo. (cosa non sempre vera). 
Come già accennato più volte, in questo film, Nishizaki voleva raffigurare delle immagini che toccassero il cuore dello spettatore, che dessero al pubblico l’impressione di “una prima esperienza” pura e innocente.
Ma come? Kasahara suggerisce di non realizzare immagini esplicite del rapporto, sarebbe stato sufficiente velare i loro movimenti tra le onde del mare.
Vedremo poi nei successivi post, che le cose andranno diversamente.
nota. alcune bozze di quest’idea, poi soppressa, le troverete nei successivi post dedicati a Battaglia Finale.
Alla Prossima!




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