Dedicato alla memoria di Yoshinobu Nishizaki


La Pre-Produzione della Serie 1












Come illustrato nei due precedenti post dedicati alla nascita di Yamato, si ricorderà che il nucleo stesso del progetto è venuto dalle idee originali e dalla passione del produttore per la fantascienza.
Nella sua infanzia e nella successiva gioventù, Nishizaki aveva avuto modo modo di leggere molte opere di letteratura dedicate all’universo delle navi spaziali, quelle che, armate fino ai denti, si fronteggiano nello spazio per le più svariate motivazioni, (come nelle opere dei grandi scrittori occidentali tra cui Asimov, Heinlein, Blish e molti altri) ma riteneva con cognizione di causa di essere stato il primo a considerare l’ipotesi di trasformare una nave marittima in un mezzo spaziale.
Nel 1974, decise che era giunto il momento di mostrare al pubblico questa sua trovata: volle quindi che la produzione effettiva della sua idea prenda vita al più presto.
Ciò che faceva di Nishizaki una persona particolare era la sua propensione ad andare controcorrente, a voler ricercare per forza uno stereotipo che uscisse dagli schemi convenzionali tipici degli Anime dei primi anni 70 saturi di serie sportive dedicate al baseball o alla lotta libera.
La sua era una tipologia di pensiero piuttosta bizzarra, rischiosa e azzardata in un mondo ancora impreparato ad accettare una serie di animazione o di un programa di fantascienza adulto come quella che lui aveva in mente.
Ci avevano già provato Go Nagai, Mitsuteru Yokoyama e Osamu Tezuka ad uscire dagli schemi convenzionali propri dei terebi-manga per bambini presentando al pubblico titoli forti come "Cutey Honey" e "Fushigi na Merumo" e il nostro super produttore pensava che fosse giunto il tempo di uscire allo scoperto, di dare una spallata alle vecchie tematiche e offrire finalmente al pubblico qualcosa di assolutamente innovativo. 
Ad aiutarlo a realizzare questo suo sogno sarebbe stata una particolare metodologia di lavoro differente da quella classica. La sua visione di una nave che viaggiava nello spazio era accompagnata da qualcosa in più che dalle semplici immagini che scaturivano dalla sua fantasia, Nishizaki lasciava, infatti, che esse fossero accompagnate dall’interazione tra queste e la musica, il giusto connubio che lui riteneva essere come il collante che teneva insieme tutta la storia, un metodo che aveva iniziato ad esercitare fin da piccolo ascoltando tutte le forme di musica, leggendo manga e guardando le opere d'arte, tutte esperienze che con gli anni avrebbero contribuito a formare la persona che era.
Nishizaki era una persona che sapeva valutare bene la musica e le sue potenzialità, un dono che aveva affinato nell'arco di tutta la sua vita grazie ad un lavoro che gli aveva permesso di visitare molte parti del mondo e di interagire con il grande pubblico. Si era recato in occidente per lavorare con artisti dell'Europa orientale occupandosi di generi che spaziavano dal balletto sovietico a quello dei danzatori di Pechino. Era stato manager per un gruppo musicale producendo oltre 260 tra concerti, commedie e musical, imparando così con il tempo a capire e dar vita alla musica.
L'amore per la musica, per la fantascienza e per le grandi opere, gli avevano permesso di acquisire una certa sensibilità verso le opere classiche della letteratura, quindi, oltre a sognare grandi e potenti navi solcare lo spazio, Nishizaki includeva nella sua fantasia anche una tipologia di vascello più antica, poetica e leggendaria, una diversa dalle precedenti già menzionate, una nave che da tempi immemori era stata la protagonista di tante storie avvincenti del passato, una che, a dire il vero, poco o nulla aveva a che fare con i viaggi spaziali: si trattava del veliero, un’idea bizzarra che avrebbe avuto modo di portare in animazione solo nella seconda metà degli anni '80 quando avrebbe dato vita a Odin il veliero dello spazio.
Il concetto di nave da battaglia spaziale pensata sul modello di quelle della seconda guerra mondiale affondata nell'oceano (la Yamato), sarebbe invece stata presa in considerazione solo molto più tardi con l’arrivo di Leiji Matsumoto e della sua profonda conoscenza delle grandi navi da guerra e degli aerei da combattimento tipici del 20° secolo.


Un esempio dell'arte di Matsumoto di rappresentare le figure femminili:
4 bellissime illustrazioni tratte dal libro: Leiji Matsumoto's Fantastic World del 1978

Nishizaki era rimasto particolarmente impressionato dalle fantastiche immagini che fluivano dalla penna di Matsumoto e che si imprimevano sul foglio di carta; sembrava che l'autore componesse musica anzichè disegnare. Questo modo di intendere l’arte grafica e quella musicale viste congiuntamente dal produttore si sarebbe riscontrato nella determinazione di Nishizaki di scegliere proprio lui come direttore artistico di Yamato.
Anche se non aveva molta simpatia per la caratterizzazione grafica impressa ai suoi personaggi maschili, (non era il solo...) i disegni dei personaggi femminili invece gli ispiravano armonia e si amalgamavano perfettamente con i suoi progetti.
Molto probabilmente Yamato avrebbe avuto un “sapore” diverso se, dopo aver finito la prima versione della trama, Nishizaki avesse avuto la collaborazione di altri artisti come Kenji Yoshitani anzichè quella di Matsumoto.
Nishizaki era andato nel suo studio a Mejiro, ma come accennato nel precedente post, Yoshitani aveva rifiutato l’offerta perché troppo impegnato con altri programmi.
La seconda persona presa in considerazione era stata quindi Leiji Matsumoto, un autore ancora semi sconosciuto al grande pubblico.


Come accennato prima, i suoi disegni di Meccatronica (quelli di Mecha Design...per intenderci...), erano di uno stile completamente nuovo a cui nessuna produzione di fantascienza si era ancora minimamente avvicinata, e tali peculiarità erano appunto quelle che Nishizaki voleva per conferire un tocco di innovazione e riconoscibilità a Yamato; le sue illustrazioni di donne fluttuanti sullo sfondo dello spazio (Starsha prima e Tèresa dopo) erano perfette per il progetto che il super produttore aveva in mente.
Quando, alle porte dell'estate del 1974, Nishizaki assume Matsumoto come direttore artistico, gli fa realizzare tutta una gamma di character design, mecha design da scegliere per l anime, tutte illustrazioni che il super produttore non poteva che definire delle vere e proprie opere d’arte.

Adesso facciamo un passo indietro...
Nella primavera del 1973, cioè quasi un anno prima della partecipazione di Matsumoto nel progetto di Yamato, Nishizaki prepara un libro presentazione di Yamato da mostrare agli sponsor, alle agenzie pubblicitarie, agli studi di produzione e alle emittenti tv del Paese.
Alla fine dell'estate del 1973, un libro di 45 pagine in una tiratura approssimativa di 80 copie, con la presentazione scritta da Eichi Yamamoto contenente le illustrazioni di Kenichi Matsuzaki e di Kazuaki Saitou é consegnato dallo stesso Nishizaki a Tetsuo Sanmatsu, direttore dell'Agenzia Tokyu.
L ' intento di Nishizaki era quello di permettere alla Kansai di trasmettere Yamato in televisione ma, alla fine di Settembre di quello stesso anno, nessuna risposta era arrivata dalla rete televisiva.
Nel frattempo, Nishizaki presenta il suo progetto anche a Kenichi Nakamura e ad Akira Kinoshita, rispettivamente vice direttore e direttore commerciale della Dai-Ichi Comunicazioni, e alla Dai-Ichi pubblicitaria, le tre società avevano iniziato la ricerca di uno sponsor per la serie.
Dal momento che questo tardava ad arrivare, la Dai-Ichi Pubblicitaria si tirò fuori dal progetto di Yamato che sembrava stesse inevitabilmente per affondare.
Lo sponsor alla fine arriva, si tratta della S & B Alimentari, una società fondata nel 1923 (attiva ancora oggi) che ha il suo centro di raccolta, elaborazione e spedizione a Tsukuba. Si tratta di un consorzio legato alla produzione di puro curry in polvere made in Japan e di vari prodotti alimentari come peperoni, spezie e aglio molto quotati in Giappone ma, nonostante l’arrivo della S & B Inc, si affacciava prepotente un altro ostacolo da abbattere: dal momento che la Kansai Tv aveva declinato l’offerta di trasmettere la serie, rimaneva il problema di trovare un’altra emittente disponibile ad ospitare Yamato nel suo palinsesto.
Sarà la Dai-Ichi comunicazioni a sbrogliare la matassa aprendo, nel Maggio del 1974, i primi negoziati con la Yomiuri TV.

Il palazzo in cui ha sede
la Yomiuri TV
(nota: la Yomiuri Telecasting Corporation o più semplicemente ytv, chiamata anche Yomiuri TV, è l’emittente televisiva facente parte della 3N, ovvero la Nippon News Network (NNN) e la Nippon Television Network System nell' Osaka Business Park, fondata col nome di "Nuova Compagnia Televisiva Osaka Kabushiki Gaisha" il 13 febbraio 1958.
Il 1º agosto la Nuova Osaka TV venne rinominata"Yomiuri Telecasting Corporation e cominciò la programmazione il 28 agosto come prima stazione televisiva affiliata alla Nippon Television.)
Da quel momento in avanti la Dai-Ichi Comunicazioni diventerà l'agenzia esclusiva di Yamato.
Il mese successivo, Nishizaki fonda a Nerima la prima sede dell’Academy e inizia a cercare degli appaltatori con cui realizzare la serie: saranno scelte: lo Studio JA, Tiger Pro, Studio Mates, Anime Room, Sunrise Studio.
Agli studi dell'Academy giungono anche Noburo Ishiguro (per un lavoro limitato all'inizio...) e Matsumoto. L'autore prende visione del famoso libro di 45 pagine e, trovandolo insoddisfacente, comincia a scrivere la sua versione della storia, elimina tutti i personaggi creati dallo staff iniziando ad inserire poco per volta quelli ideati da lui, con il solito Capitan Harlock in prima fila.
La storia scritta da Matsumoto assomiglia grossomodo a quella che conosciamo; le differenze si riscontrano nella scelta dei nomi degli alieni, ancora denominati Rajendora, mentre in questa prima versione, Wildstar-Kodai è l’unico, dopo l’attacco al pianeta Marte (assalto assente nella Serie 1 e in Yamato 2199) a trovare il cadavere di Sasha sul terreno del pianeta rosso.
In questa prima bozza della storia, Kodai seppellisce con cura la donna aliena nelle sabbie di Marte (scena tralasciata invece negli episodi nell'anime) riportando la capsula sulla Terra.
Usando l'ultimo dei computer principali rimasti in Giappone, il messaggio viene decifrato. Esso rivela l'identità del nemico sconosciuto che ha devastato il mondo e indica il modo per raggiungere il pianeta Iscandar sul quale si trova l’unico dispositivo in grado di eliminare la radioattività dalla Terra.
Matsumoto osserva con attenzione le illustrazioni della Yamato precedentemente realizzata, ma propone di abbinare assieme al nome anche le fattezze (con le dovute modifiche) della nave affondata nel 1945 alla cui trasformazione inizia subito a lavorare.
A Matsumoto quindi va il merito, oltre di aver riesumato la corazzata nipponica, anche quello di aver inserito le figure femminili di Yuki, Starsha e Sasha all’interno della serie, figure totalmente assenti nelle precedenti scritture, troppo sovrappopolate di figure maschili.
Continua nel post successivo con  Il film pilota del 1974







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