Dedicato alla memoria di Yoshinobu Nishizaki


La Rinascita. Le Valutazioni del Pubblico













No no! Le immagini che vedete non sono da attribuire al finale di Addio Yamato o a quello della Serie II, ma sono specifiche delle ultime sequenze della Rinascita, questo, infatti, è ciò che resta dell’astronave dopo aver raggruppato, innestato e sparato i 6 colpi del cannone a onde moventi essenziali per l’annientamento del centro del buco nero.
Anche in questa pellicola, come in tutte le altre della saga che si rispetti, l’astronave ha preso la sua bella battuta. Il ponte n 3 è quello che ha avuto la peggio finendo semidistrutto e con l’analizzatore olografico centrale in avaria. Malconcia, ma ancora una volta vittoriosa, l’astronave ritorna sul pianeta al quale ha di nuovo dato il suo aiuto.
Dunque si parla tanto di finale sciatto e noioso in questo film, ma a chi scrive, vedere ancora una volta la nave malconcia e gravemente danneggiata da come sempre i brividi di freddo.

Tutto sommato, (nonostante le sue numerose pecche), assistere alla proiezione della Rinascita è stata una bella esperienza, (proiezione ripetutasi più volte a dire il vero, perché mentre scrivo questa recensione ho già rivisto questo film 7 volte) soprattutto se si considera che l’arrivo di questa pellicola era atteso da ben 26 anni, un intervallo che ne ha certamente accresciuto il fascino.
Le emozioni non mancano; ce ne sono fin dall’inizio dello scontro tra la prima flotta dell’esodo e quella del SUS (innovativo e di grande impatto visivo, dove le sequenze, se viste su uno schermo cinematografico, appaiono giganti, dinamiche e veloci, ma che perdono purtroppo molto del loro effetto su un normale televisore), a quello memorabile e affascinante sotto il livello della grafica tra la flotta terrestre e quella del SUS in prossimità del BH199.
Coinvolgente e certamente toccante è la cornice in cui la Yamato si pone come scudo dinnanzi a una nave dell’esodo, nonostante sia completamente flagellata dai colpi delle forze del SUS, l’astronave non si allontana di un millimetro dalla nave passeggeri in pericolo cercando per quanto possibile, di proteggerla con tutti i mezzi a sua disposizione.

Meno appassionante ma ricca di CG è la battaglia contro la fortezza Maya del SUS, lotta dalle atmosfere appariscenti ma altrettanto povera di mordente, le musiche di Tchaikovsky e Chopin, non aiutano certo ad accrescere la tensione emotiva del conflitto, al contrario invece, la affievoliscono molto rendendola tanto piatta e noiosa che non si vede l’ora che finisca. A questo punto è palese affermare che la vera piaga della seconda parte del film siano proprio le musiche, gli splendidi pezzi di Miyagawa molto presenti all’inizio del film, si annullano, (ma questo era già stato annunciato l’anno scorso da Nishizaki) lasciando il posto nella seconda e terza parte del lungometraggio a brani dei maestri occidentali del passato che poco o nulla hanno a che vedere con la saga di Yamato. Chiudendo gli occhi sembra di essere a teatro ad assistere a un concerto piuttosto che in una sala cinematografica a guardare un film-anime di fantascienza.
I conflitti che precedono quella sequenza sono (se possibile) ancora più appiattiti dalla totale assenza di musica o dall’inserimento di sottofondi al pianoforte deboli e certamente lontani dal pathos dei pezzi che Miyagawa aveva scritto per l’anime.

Deludente e risibile sotto l’aspetto puramente tecnico, è certamente l’intromissione degli esseri mostruosi provenienti da un’altra dimensione, che con Yamato hanno davvero poco a che fare: la versione demoniaca di Metsler che penetra all’interno della Yamato direttamente dal pannello video della plancia, è inquietante nel contesto della storia, ma la sua esecuzione grafica è approssimativa e parecchio distaccata dal fondo, tanto che in alcune sequenze essa appare del tutto estranea al film; anche il doppiaggio della summenzionata scena sembra appartenere ad un’altra dimensione poiché è abbastanza fuori sincro con il movimento della bocca del demone.
L’uso della CG mescolata con l'animazione "classica" è ben inglobata nelle battaglie e negli scontri a fuoco fa comunque la sua bella figura, (soprattutto la Yamato non ha risentito assolutamente dal passaggio del disegno fatto a mano a quello in 3D) tuttavia questa scelta di produzione non è comunque l’unica particolarità a cui i fan di Star Blazers hanno dovuto abituarsi, il vero zoccolo duro da superare resta questo brusco cambio di character design che è davvero arduo da digerire.
Pur mostrandoci affascinati dalle fattezze fisiche della bella Maho Orihara, non possiamo fare a meno di mostrarci perplessi davanti alla figura del capitano. (praticamente l’unico della vecchia saga oltre a Sanada e a Tokugawa ad essere rimasto sull'astronave).

Il Kodai degli anni 70/80 non ha nulla a che vedere con questo personaggio dallo sguardo malinconico e spesso esagitato, si tratta di qualcosa di completamente nuovo e parallelo. Dell’arte di Matsumoto qui non vi è assolutamente nulla, (ma si sapeva sin dall’inizio) il character design è freddo se paragonato a quello più dolce della Serie III e di Final Yamato.
Per ultimo il finale: com’è stato rilevato in altre recensioni sparse nel web, la conclusione del film sembra affrettata e deludente, si ha come l'impressione che Nishizaki, non avendo la minima idea di come cavare d'impaccio i suoi protagonisti, abbia fatto tutto in fretta, ma chi segue con entusiasmo le decisioni del super produttore, ricorderà che una cosa del genere era già avvenuta in precedenza nel Nuovo Viaggio; come quel film era un’anticipazione di Yamato Forever e della Serie III, gli avvenimenti di questo primo capitolo della Rinascita altro non sono che la premessa per una sequela molto più elaborata, quindi, bando ai pessimismi, se si farà il secondo capitolo, è bene aspettarsi qualcosa di un po’ più sviluppato con una sceneggiatura più energica e (anche se senza Matsumoto sarà un po difficile) con quel romanticismo che ha caratterizzato la saga sin dagli anni d’oro in pellicole come Saraba, un film a detta di molti, ancora insuperato.
Della Rinascita in Giappone si è fatto un gran parlare; di critiche ne sono state lanciate molte e le opinioni del pubblico chiamato a valutare il risultato finale di questo film sono contrastanti.
Leggendo i commenti pubblicati dai fan giapponesi, sembra di tornare indietro di 32 anni ai tempi di Saraba e della Serie II, tutti schierati pro o contro le tematiche e i contenuti della Rinascita, oggi come allora, il pubblico è spaccato in due, una buona fetta di giapponesi lamenta un costante ripetersi della storia e un inadeguato uso del componimento classico, altri additano alla pellicola una grafica da playstation e un’insofferenza elevata nel cambio del disegno ma, nota più grave, così com’era accaduto per Yamato Forever nel 1980, si rimprovera a Yamato di essere militarista e perfino fascista. ( a voi trarre le dovute conclusioni..)
Dinanzi a simili commenti viene quindi da domandarsi per quale motivo parte del pubblico nipponico (non tutto ovviamente) adori cavalcare l’onda della polemica quando si tratta di Yamato e non riesca invece a gustarsi il film in santa pace senza dover ogni volta tirare in ballo argomenti obsoleti e superati come il fascismo e la seconda guerra mondiale, (ma forse aveva ragione Matsumoto 35 anni fa quando diceva che il nome Yamato era un tasto ancora troppo dolente da battere per il pubblico giapponese e questa di oggi è la dimostrazione che nel frattempo a distanza di anni, poco o nulla è cambiato), è ovvio pensare che Nishizaki ormai ci abbia fatto il callo, tanto che queste critiche non lo tocchino nemmeno più, ma se vogliamo proprio insinuare che il film sia militarista, allora dobbiamo dimenticarci il conflitto del 1945, avvicinarci ad un periodo più attuale e attendere l’arrivo della Yamato su Amal.


Ad ogni modo, certe polemiche potrebbero però placidamente smorzarsi se si finisse finalmente di preferire l’antiquata e snervante abitudine di elevare il suicidio dei protagonisti dell’anime a una meritevole azione e nel contempo sminuire la morte di altri avvenuta in circostanze più drammatiche e nel totale anonimato. Se da un lato si rimproverano le morti suicide di Gorui e di Omura collocati nel film unicamente per essere immolati dinanzi al sacro altare del dovere e dell’onore, dall’altra davvero non si comprende l’assoluta indifferenza per la morte dei passeggeri della scialuppa di salvataggio a Field Park, inspiegabilmente Miyuki; (unica sopravissuta all’impatto della navetta con il terreno) non è circondata da alcun cadavere, né la giovane, né suo padre sopraggiunto nel frattempo, sembrano preoccuparsi di rintracciare eventuali sopravvissuti nelle vicinanze dei i rottami del velivolo.
Tra i commenti positivi (pochi devo dire) invece, è degno di nota (in netta opposizione con quanto riportato sopra) l'apprezzamento per il rinnovato design dei personaggi, per il cambio generazionale dell’equipaggio e per la grafica utilizzata nel film che sembrano rendere più reali le atmosfere e in grado di portare aria nuova della saga: insomma, a leggere le opinioni del pubblico del Sol Levante c è da farsi venire il mal di testa. Purtroppo le voci favorevoli del pubblico ad un sequel non sono molte e questo è confermato purtroppo dai rilievi delle classifiche dei film con i maggiori incassi: Uchuu Senkan Yamato Fukkatsu Hen è arrivato al settimo posto nella classifica di film più visti in Giappone nella prima settimana del suo debutto, ma ha poi rapidamente perso posizioni scendendo fino al decimo posto nella seconda metà del 2010, incassando una cifra che supera di poco i 5 milioni di euro.
Abbastanza deludente è anche il risultato dell’Home video che non ha raggiunto livelli strepitosi, (ho le cifre ufficiali dell’Home video, ma aspetto una conferma) tutti questi risultati sembrano confermare le opinioni di chi ha visto il film al cinema e ne è rimasto deluso, ma questo è dovuto sempre alla cattiva abitudine di aspettarsi sempre cose strepitose quando si va al cinema, nessuno più si accontenta di guardare un bel film che magari ha anche un severo monito da riportare.
Nonostante ciò che pensano gli amici del Sol Levante, chi scrive sente di consigliare vivamente la visione di questo film agli appassionati della saga, anche ai fan italiani di Matsumoto che non hanno gradito l’assenza del maestro in questo nuovo lavoro, non fosse altro che per accostarsi un po’di più al Nishizaki-pensiero del quale chi scrive si fa un po’ il portavoce.








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