Dedicato alla memoria di Yoshinobu Nishizaki


La Rinascita. Struttura e Analisi del film














Cominciamo a trattare quest’analisi della Rinascita di Yamato partendo innanzitutto dalla sua ufficiosa data di nascita, e il 1994 sembra l’anno più indicato per farlo.
Di interviste rilasciate sul progetto di creare un nuovo Yamato, Nishizaki ne aveva fatte tante, nessuna poi seguita da fatti concreti e l’unico lavoro che era succeduto a Final Yamato in quegli anni erano stati solo i tre Oav di Yamato 2520 sospesi poi l’anno successivo per problemi legati ai costi di produzione.
In quei mesi la WCC soffre di una insufficienza economica senza precedenti, molto era dovuto ai disastrosi introiti di Yamato 2520 rimasto persino senza un finale e a Odin il veliero dello spazio, entrambi incapaci di portate una sana boccata di ossigeno alle casse della società.
Per dimostrare la bontà delle sue intenzioni, questa volta Nishizaki non ricorre unicamente alle solite interviste rilasciate alle riviste, ma decide di stampare un laser disc (memoriale e promozionale nello stesso tempo, foto a lato) da sottoporre all’attenzione dei fan; non si tratta di un film di animazione o di un episodio speciale, ma di un vero e proprio documentario guida che mostra le risolute intenzioni della produzione di voler dar finalmente vita a una nuova storia: 40 minuti di filmato in cui Nishizaki e lo staff progettano e discutono in una riunione, nuove idee e modifiche da apportata alla saga originale.
Il contenuto del supporto non dà un’idea chiara della direzione in cui si vuole procedere, comunica poco o nulla della trama che sarà inserita nel nuovo lavoro ed è del tutto privo di nuovi minuti di animazione.
In questo laser disc chiamato The Quickening, sono mostrate immagini dello spazio, scene di combattimenti e una cronologia della difficile situazione politica terrestre e il conseguente esodo dei dissidenti terrestri verso nuove e lontane colonie.
In questo documentario che vuole essere una vetrina per la rinascita di Yamato, si riscontrano le immagini del terribile buco nero (effettivamente poi ripreso nel film del 2009, anche se privo delle sofisticate scene in 3d presenti invece nel film), le bozze stese per la progettazione dei pannelli visivi ubicati su entrambi i lati della plancia di comando della nave e la nuova funzione del ponte n 3 trasformato ora in un super computer (novità già collaudata in Yamato 2520 vol 3).
E’ interessante notare tuttavia come un certo tipo d’innovazione concepito nel ‘94 sia stato poi mantenuto inalterato nel tempo divenendo una realtà persino parecchi anni dopo, ne è un esempio il super revolver del cannone ad onde moventi in grado di sparare 6 colpi ripetutamente (o uno solo ma rafforzato con altrettanta potenza), tutte innovazioni queste effettivamente inserite nel film del 2009.








Progetti Preparatori per il Film







Acquarius è il mare ghiacciato lasciato dal pianeta
vaganteda cui ha preso il nome
Sebbene l’utilità di certi particolari come i settei possa risultare insignificante o addirittura inutile a chi è unicamente interessato a guardare il film, occorre comunque considerare che anche questi hanno la loro rilevanza, ne è un esempio il design dei lavori effettuati dalla Federazione dentro la massa ghiacciata lasciata da Acquarius, infatti, solo tramite quegli schizzi è possibile farsi un’idea (poiché purtroppo nel film non è stato inserito) della complessa operazione di scavi fatta all’interno del mare congelato ove sarà costruito un bacino di riparazioni per il recupero dei due tronconi spezzati dell’astronave.
Il mare ghiacciato Acquarius, è così trasformato in una nuova versione dell’asteroide Icarus in cui la Yamato era stata riposta nel film. cinematografico Per Sempre del 1980.
Decisamente scartata, nonostante i settei molto accurati, l’ipotesi di trasformare in un ricognitore mobile, la cupola posta sulla prua della nave. (che nella serie III era servita per custodire il cosmo riduttore molecolare).
progetto iniziale dell'interno dell'ipogeo ghiacciato
lasciato da Acquarius in prossimità della Terra
I progetti illustrati nella foto in basso, espongono in maniera dettagliata la funzione e la conformazione interna del nuovo apparecchio; un progetto interessante ma non impiegato poiché al posto della nuova navicella è stata ponderata un’altra tipologia di mezzi: lo Shinano, una navetta che esce dalla parte inferiore dello scafo della Yamato carica di missili ad energia a onde moventi, ma dal momento che lo Shinano è esploso a ridosso della Fortezza Maya del SUS, l’idea di reinserire la pianificazione originaria della cupola mobile ora è più fattibile che mai .
Oltre al design del nuovo aereo, nel documentario vi sono anche illustrazioni per eventuali modifiche da apportare all’astronave, una prima valutazione era di conferire un mecha design più slanciato e aerodinamico alla nave, che in alcune bozze appariva persino più lunga e sottile, mentre in altre la si proponeva in maniera opposta; più massiccia, più grande e sicuramente più ingombrante.
Questa seconda ipotesi, poi scartata, non manca però di affascinare per via delle molteplici potenzialità che avrebbe concesso all’anime: maggior spazio significa più armi, più innovazioni da poter inserire all’interno della struttura e una gestione ben più ampia del potenziale in combattimento.



Un'altra visione interessante di un nuovo tipo di aereo che sostituisse il Cosmo Hound, ci è data da questa illustrazione molto particolare (immagine a sinistra) nella quale possiamo vedere il ponte n 3 trasformato in un mezzo volante a se stante, mentre distaccandosi dal resto della nave inizia ad operare in modo del tutto indipendente dal resto della Yamato; un'idea alquanto attraente che non avrebbe certo mancato di affascinare gli spettatori.
Non sappiamo se questa trovata sia stata mai ipotizzata e valutata dai membri dello staff della W.C.C, tuttavia essa avrebbe rappresentato un'autentica innovazione al design classico della Yamato.
Oltre al velivolo indipendente, era ipotizzata anche l’eventualità di collocare sotto la prua, accanto al ponte n 3, una batteria ausiliaria di cannoni, una nota distintiva interessante che fino ad allora era stata esclusivamente un privilegio dell’Alkadia di Capitan Harlock, prerogativa di cui lo stesso Matsumoto si sarebbe riserbato di riprendere in Great Yamato (manga) e Dai Yamato 0 Go (anime).
Sebbene questa intrigante modifica non sia stata poi inserita nel film, a far sobbalzare dalla poltrona lo spettatore, resta il progetto del nuovo cosmo zero di Wildstar, un aeroplano assolutamente innovativo se paragonato al (seppur bello) precedente, nulla del progetto iniziale lasciava prevedere una tale innovazione al caccia del capitano, l’aereo, infatti, esce dal sollevatore con le ali reclinate verso l’alto per drizzarle poi al momento del decollo. (foto sotto)


Il Cosmo Zero di Wildstar-Kodai nella nuova versione 2009
Tante buone idee queste che saranno poi bloccate sino al 2004 quando ricorrendo in appello, a Nishizaki sarà concesso nuovamente di rientrare in possesso del franchise di Yamato, il tribunale di Tokyo dichiarerà infatti che il produttore possiede legalmente tutti i diritti della storia per gli anni dal 1970 al 1980, a Leiji Matsumoto sarà confermata la paternità dei personaggi e dell’ideazione di tutto il mecha design impiegato nella serie. A nessuno dei due invece sarà concesso il diritto del copyright sul nome "Yamato” in quanto questa è una denominazione storica e di uso comune.

progetti preparatori per
il "velivolo a cupola"
Nel mese di luglio, 2004 (quando Dai Yamato Zero Go di Matsumoto è distribuito sul mercato) Nishizaki e la Tohokushinsha (che poi curerà anche la distribuzione nelle sale), ipotizzano quindi di rendere concreta l’effettiva rinascita di Yamato. Il nuovo film della Resurrezione ha il titolo provvisorio di Uchuu Senkan Yamato New Edition, ma la notizia sarà rivelata soltanto nel 2006.
Dopo aver risolto le sue preoccupazioni legali e finanziarie, Nishizaki annuncia che il 31 luglio 2008 aprirà a Tokyo, nel quartiere di Nerima lo studio "Yamato" e l’apertura degli Studios, è la conferma che questa volta il lavoro semplicemente abbozzato nel 1994 diventa una realtà.
Per chi non lo sapesse, Nerima in Giappone, è il primo vero luogo di nascita dell’animazione giapponese, lì nel 1963 era stata prodotta la prima serie televisiva in bianco e nero di Astro Boy, sempre nel quartiere di Tokyo sarebbero poi nate la Toei e la Mushi Production di Tezuka, ancora a Nerima tra il 78 e l’83 erano stati disegnati (negli studi Toei) anche i film di Yamato e altri capolavori che rimangono ancora oggi nella storia dell’animazione come Nausicaa della Valle del Vento, 40 anni di animazione e di sentai che rappresentano l’orgoglio di ogni singolo appassionato (giapponese o no) di animazione nipponica.

Schema dettagliato del velivolo a "cupola"
Nel 2009, Nerima vede ora la nascita dei nuovi studios di Nishizaki, il produttore aveva scelto il quartiere più importante dell’animazione per dare vita dopo 26 anni al nuovo film della saga di Yamato-Star Blazers, ovvero: Uchuu Senkan Yamato, Fukkatsu hen-La Rinascita.

Con la nuova sede in funzione, lo Studio Yamato apre il 18 di maggio dello scorso anno, anche il sito ufficiale del film, che oltre ad annunciare ufficialmente la prima per il 12 dicembre, inserisce poco alla volta, mese dopo mese, i settei delle astronavi, i trailer della pellicola e i prodotti commerciali a essa collegati.
Nishizaki vuole ancora al suo fianco molti dei veterani che avevano lavorato alle precedenti produzioni: Toshio Masuda che negli anni a cavallo tra il 1970 e l’80 aveva diretto per lui buona parte dei vecchi lungometraggi è ora alla regia del nuovo film. Tomonori Kogawa, già conosciuto per "Super Dimension Calvario Southern Cross" e che nel 1978, (allora poco più che ventenne), aveva lavorato su Addio Yamato è ora capo animatore insieme ai veterani Kazuhiko Udagawa e Shinya Takahashi. Questi tre sono i principali membri dello staff che hanno supervisionato tutti gli altri animatori.
Alla sceneggiatura invece, oltre al super produttore, che ha curato molto della storia e seguito personalmente l’intero cast e le registrazioni vocali, troviamo anche Takashi Ishihara e Makoto Tomioka: quest’ultimo era già sceneggiatore di alcuni degli anime più famosi degli ultimi tempi come EAT-Man98, Vandread, Chrono Crusade, pokemon e molti altri.
La progettazione meccanica è affidata questa volta a Makoto Kobayashi conosciuto per uno stile artistico molto personale e ricco di dettagli. Kobayashi ha collaborato a serie televisive di grande successo come Mobile Suit Zeta Gundam, Last Exile e a produzioni cinematografiche di alto livello come Venus Wars, Steamboy e i due OAV di Super Atragon (dalle atmosfere decisamente simili a quelle di Yamato) e la decisione di scegliere Kobayashi era dettata anche dalla la sua esperienza di creatore di modelli in scala di mezzi spaziali e robot avveniristici, realizzati in alcuni casi per la vendita al pubblico.









Una Nuova Era







Anche se molti veterani dei bei tempi andati erano stati chiamati di nuovo al lavoro per realizzare il film, due di essi erano purtroppo assenti, la scomparsa dei compianti Miyagawa e Haneda aveva lasciato un vuoto incolmabile nei cuori dei colleghi, ma la loro presenza è percepita fortemente all’interno degli studios, poiché molto del loro lavoro, rimasto ancora inutilizzato, è stato ora selezionato per il film, a queste partiture originali, in parte riprese e modificate, è accostato anche da alcune partiture di grandi musicisti del passato come Mozart, Chopin e Grieg.
L’inizio dei lavori per la produzione del lungometraggio inizia circa 18 mesi prima della distribuzione e questa volta le cose sono state fatte con la dovuta calma, i tempi strettissimi e gli errori di valutazioni fatti con Final Yamato sono stati tenuti alla larga. Per il film sono stati coinvolti 900 addetti nella produzione per le scene di animazione: ben 1850 di cui oltre 700 in 3d.
Nishizaki afferma che questa è l'era della CG e che ora è giunto anche per Yamato il tempo di entrare a far parte di questa nuova epoca, così nelle scene di battaglia, tutte le astronavi, (compresa la Yamato) sono realizzate CG, è la prima volta che la Yamato classica è disegnata con il computer (Dai Yamato Zero Go, è stata invece la prima).
Bisogna ammettere che è facile storcere il naso quando si parla di computer grafica se la s’immette in un cartone classico-vecchio stile come Star Blazers, chi scrive è stato uno dei primi (da fan..ovviamente..) a criticare aspramente questa scelta del produttore, ma ora dopo aver valutato il prodotto finale, può dire che il risultato è davvero buono.
La Rinascita è il primo film della saga a combinare animazione 2D con quella 3D, una tendenza che è usata spesso nella moderna SF di animazione come Acquarion, Burst Angel, Vandread, Xenosaga: The Animation, questi alcuni degli esempi che tornano più facilmente alla mente.
Naturalmente il character design dei personaggi del film è rimasto quello tradizionale (fatto a mano), gli esterni delle navi e le sequenze dei combattenti sono invece realizzati in 3D con l'eccezione della scena del flashback in cui la Yamato si trovava di fronte ad Acquarius 17 anni prima (scena ripresa, infatti, dall’originale "Final Yamato").

Nuovi e vecchi membri dell'equipaggio

In attesa del debutto al cinema, il canale satellitare Family Gekiba aveva trasmesso le repliche delle tre serie televisive e dei lungometraggi animati, successivamente sullo stesso network e su History Channel vennero proposti due documentari che commemoravano ed esploravano i primi 35 anni della produzione della saga. La visone del documentario è disponibile anche su Youtube.
Il 28 Novembre 2009 infine in un’anteprima a Tokyo, il film della Rinascita è finalmente presentato nella sua durata ufficiale di 2 ore 13 minuti a 4000 fortunati spettatori cui è chiesto di scegliere tra i due finali alternativi quale sarebbe diventato quello ufficiale, in pratica è come se si fosse chiesto al pubblico: “volete che Yamato prosegua dopo questo film oppure no?”
La risposta dei fans è stata positiva e a quanto sembra, vi sarà presto una seconda e probabilmente una terza parte, ma tutto questo dipenderà naturalmente dai risultai che otterranno il primo e il secondo capitolo, Nishizaki però ha ammesso che se anche il pubblico avesse scelto il peggiore dei due finali, la seconda parte si sarebbe fatta ugualmente perché l'equipaggio non sarebbe morto, soprattutto Wildstar, più vivo che mai, avrebbe continuato a combattere questa battaglia, perché con lui al comando della Yamato, ciò che sarebbe rimasto del genere umano (i profughi dell’esodo), avrebbe avuto ancora una nuova possibilità di continuare ad esistere.
Fortunatamente Nishizaki ammette che Yamato senza Wildstar-Kodai non sarebbe più Yamato e chi scrive è d’accordo con lui. (peccato però che non se lo fosse ricordato prima di creare Yamato 2520).
Conclusa per ora questa analisi del film, è opportuno stenderne un'altra più approfondita sui protagonisti storici della saga, che ritornano sullo schermo dopo 17 anni certamente più maturi e trasformati, a cominciare proprio dal capitano Susumu Kodai.

Il trentottenne comandante della Yuki è ora più adulto ma più taciturno e solitario, questa nuova psicologia adottata per il personaggio resta comunque in netto contrasto con quella sprezzante e attaccabrighe della prima serie tv.
Nishizaki dice che questa graduale alterazione della personalità di Kodai è la conseguenza di tutti gli avvenimenti di cui il protagonista è stato testimone, e in effetti dal primo viaggio a Iscandar, di avvenimenti tragici nella sua vita ve ne sono stati molti, tanti quanti ne ha vissuti tutto il genere umano.
Nell’anno 2220 quindi è come se negli occhi malinconici e colmi di tristezza di Kodai si riversassero tutte le inquietudini e le afflizioni provate dall’intera umanità a causa di questa nuova gravissima crisi.
Da aggiungere e non sottovalutare anche il progressivo allontanamento dalla moglie e dal difficile rapporto con la figlia adolescente, un legame questo che è andato via via sgretolandosi con il trascorrere degli eventi. Nishizaki non ha spiegato chiaramente l’origine di tale contrasto affettivo, ma è chiaro però che molti dei misteri che avvolgono il teso rapporto padre-figlia e il repentino allontanamento di Yuki saranno distesi nei successivi due capitoli della Rinascita.

Questo Kodai grave e taciturno, dal carattere cupo e inflessibile che ci regala Nishizaki, non manca in un certo senso di affascinarci, finalmente il protagonista ha raggiunto quella sorta di status mentoniero e riflessivo cui si aspirava arrivasse sin dall’inizio della saga, fortunatamente però non è stato privato di quegli impulsi di indulgenza e di umano altruismo che lo hanno sempre contraddistinto dagli altri comprimari della serie.
Il colpo di testa che lo indurrà ad abbandonare per un momento il comando della nave per correre in aiuto della figlia ne è la dimostrazione, questo gesto farà finalmente capire alla giovane Miyuki che il padre non vive solo in funzione della sua adorata Yamato, (che ha abbandonato per correre da lei), ma che in verità lui è un uomo generoso sino allo stremo, un essere umano capace di anteporre il bene altrui al proprio personale.
Questo è in effetti il messaggio che Nishizaki vuole comunicare e che ha sempre tentato di inculcare al suo pubblico, ovvero che un essere umano può definirsi tale solo se almeno, per una volta nella vita, riesce ad anteporre il bene degli altri al proprio.
Chi ha buona memoria ricorderà il messaggio comparso sullo schermo alla fine di Addio Yamato: "Possiamo essere felici, solo quando rendiamo felici gli altri".







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