Dedicato alla memoria di Yoshinobu Nishizaki


Preludio alla Rinascita del 2009













L’ipotesi di resuscitare la Yamato subito dopo averla fatta affondare nel mare galleggiante di Acquarius non è certo una trovata di questi ultimi 2 anni, al contrario, quella vecchia volpe di Nishizaki l’aveva nella testa ancora prima di terminare Battaglia Finale.
Era necessario però trovare una storia che reggesse, che fosse in grado di tenere il passo con le nuove serie che stavano spopolando in Giappone.
Se voleva restare a galla in mezzo a tanti squali, Nishizaki doveva trovare il modo di realizzare qualcosa di eclatante che potesse tenere il passo con i cult del momento come: Gundam, Lamù, Macross, che giorno dopo giorno stavano soppiantando Yamato nel cuore dei telespettatori nipponici.
Non è ancora chiaro per quale motivo la rivoluzionaria serie di Matsumoto e Nishizaki avesse iniziato a colare a picco gìa dalla Serie III, ma la dimostrazione che qualcosa non andava era comunque confermato dagli incassi di  Final Yamato (che non erano stati strepitosi, circa la metà del primo film di montaggio del 1977) e da un pubblico, che seppur sbalordito dalla magnificenza delle animazioni, cominciava nel frattempo ad annoiarsi.
Che fare per riportare Yamato ai fasti del 1977/1978? Final Yamato era stato un lavoro straordinario, degno dei più grossi Kolossal americani e Nishizaki aveva puntato tutto sulla qualità dell’animazione da mettere nel film, forse quello che il produttore non era riuscito a comprendere è che il successo di un lavoro come Yamato, non dipende dalla qualità dell’animazione, (che comunque aiuta) ma dall’anima che da vita alla storia.
Forse la causa era stato il progressivo allontanamento di Matsumoto (che in sintesi l’aveva creata) a far perdere essenza alla fluidità dell’anime, o forse il continuo ripetersi del solito “viaggio di base” più e più volte reiterato che forse aveva stancato. In quegli anni Nishizaki aveva fatto troppo affidamento su quello zoccolo duro di fedelissimi che continuava ad affollare i suoi raduni.
Probabilmente i tempi e gli spettatori (affascinati dalle molteplici idee e forme di anime che nascevano in quegli anni) stavano cambiando direzione e i fan più accaniti che ancora resistevano, non rappresentavano più l’intero pensiero del Paese.
Queste motivazioni potrebbero anche essere delle semplici congetture scritte da chi in Giappone in quell’epoca non ha vissuto, e forse le ragioni sono da ricercarsi in tutt’altra sede, fattostà che comunque resuscitare ciò che era morto risultava essere un compito davvero difficile. Yamato aveva portato il suo produttore agli onori della gloria nel decennio passato, ogni produzione, ogni incontro, ogni meeting, ogni concerto che riguardasse Yamato non avveniva senza il suo beneplacito o senza che vi partecipasse o fosse coinvolto in qualche modo.
I risultati di Toriton e Wansa-kun e Blue Noah erano stati scadenti e riesumare una di esse per ricominciare a sperare sarebbe stato insensato e Nishizaki non se la sentiva di riprendere in mano nessuno degli anime che aveva creato che non fosse Yamato. Per una volta però aveva ponderato la possibilità di accantonare le vicende dell’astronave terrestre senza però abbandonarla del tutto. Cominciò così a considerare l’eventualità di raccontare una storia legata a Yamato, ma priva della sua presenza.

Era Dessler (personaggio molto amato dai fan giapponesi) il protagonista più indicato per raccontare una nuova storia senza che si perdessero le atmosfere dell’idea originale. Una storia che comincia con il leader gamilonese, che dopo aver perso il suo impero, inizia un cammino di rinascita e uno di lotta che lo avrebbero portato in viaggio per il cosmo alla ricerca di un nuovo impero da fondare, una trama che si poteva benissimo sviluppare e diramare in tutte le direzioni.
Non vi sarebbe stata più la costrizione del “viaggio di andata, e ritorno a casa”. D'altronde una possibilità di costruire una storia su Dessler, Nishizaki l’aveva già avuta con la Serie III, qui si trattava solamente di ampliarla e renderla il più possibile intrigante e avvincente. Questa idea era venuta a Nishizaki ascoltando le proposte fatte dai fan durante i raduni, quando cioè la realizzazione di Final Yamato era ancora in alto mare; quando poi la sceneggiatura del film fu completata, Nishizaki decise di accantonare per un po’ l’idea di Dessler per riprenderla a data da destinarsi.
Tre anni dopo però, quando Battaglia Finale era finito da più di un anno, l’ipotesi iniziava di nuovo a prendere forma. Il primo annuncio di questa idea era dato nell’ottobre del 1983 dal fan club magazine. Nel dicembre dello stesso anno dopo aver testato la reazione di questa sua proposta,  Nishizaki confermava la sua intenzione di continuarla e a cui aveva dato il titolo provvisorio di: “La Guerra di Dessler o Dessler's War” e nel frattempo annunciava anche la sua volontà di fare un Nuovo Yamato per il 1987. La preparazione per la Rinascita era iniziata, ma si comunicava ai fan che ci sarebbe voluto ancora un po di tempo per determinare la storia dei personaggi, ma che comunque, la Rinascita di Yamato era una cosa certa.
L'intenzione primaria era quella di sviluppare una nuova storia su Dessler in sei video da un’ora, un puzzle che alla fine si sarebbe combinato in un capolavoro di 6 ore. Questo primo lavoro avrebbe fatto da ponte a Yamato la Rinascita. La data per cominciare era prevista per l’estate del 1985. Nel febbraio 1984 si promisero speciali riunioni con i fan club per discutere della sceneggiatura e per gli aggiornamenti regolari per il lancio di ogni successivo volume.
Contemporaneamente s’incoraggiavano anche i fan a seguire con attenzione la rivista del fan club invitando a guardare Odin il veliero dello spazio e a Yamato la Rinascita con ottimismo. E poi silenzio. Nell’Ottobre 1985 ancora nulla era stato disegnato, tuttavia Nishizaki insisteva ancora di voler fare Yamato e prima ancora, riprendere La Guerra di Dessler, ma entrambi i progetti furono rimandati per il 1987.
Nel Giugno 1986 si legge sui magazine la solita promessa: Nishizaki annuncia la sua intenzione di fare sia un Nuovo Yamato e La Guerra di Dessler, ma nessuno dei due era andato nel frattempo ancora avanti: non sembrava un problema di soldi o di trovare sale libere per proiettare i film, ma a detta del produttore, si trattava ancora una volta di un problema di idee.
Dicembre 1987. Tutto tace nelle sale o in tv, ma Nishizaki ribadisce che un nuovo Yamato nascerà nel 1988 superando i lavori precedenti.
Quattro anni e mezzo erano passati dalla proiezione di Final Yamato ma nonostante i ripetuti annunci, di un nuovo lavoro, non se ne vedeva nemmeno l’ombra. Nel Giugno 1991, dopo essere tornato dagli Usa (in Yamato 2520 vol 0 si vede appunto Nishizaki che scende dalla limousine ed entra negli studi americani ) e dopo aver progettato insieme a Syde Mead la nuova Yamato, il produttore si congeda da quello stesso fan club che entro la fine del mese avrebbe cessato le pubblicazioni: della Guerra di Dessler, neanche più una parola. Così nel 1994, per il ventennale della prima serie, nasce Yamato 2520, il primo sequel a comparire sul mercato dopo 9 anni di promesse. Yamato 2520 era stato un enorme passo avanti nello stile e nella forma, sia nel design, sia nell’ambientazione anche se agli occhi di alcuni, questo lavoro poteva avere un richiamo all’idea originale un po’ troppo lontano.

Yamato 2520 prodotto da Nishizaki nel 1994
La storia inizia poco più di 300 anni dopo Final Yamato. Nel frattempo, gli esseri umani si sono sparsi in tutta la galassia. Nel 2520, sul pianeta Rinbos, un giovane di nome Nabu rinviene cadendo in una buca con il suo veicolo, un supercomputer attivo che un tempo era appartenuto alla Corazzata Spaziale Yamato. Naturalmente non è la Yamato del 2203, ma una nave della 17° generazione che ne aveva ereditato il nome.
Una storia tutto sommato piacevole da seguire, l’animazione è qualitativamente discreta e il design della nuova Yamato, la 18a, è graffiante e slanciato.
Sebbene la causa principale della sua cancellazione (oltre al disastroso effetto vendite) sia ancora sconosciuta, il problema di base era che 2520 semplicemente non assomigliava a quello originale ed era visto come una sorta di falsificazione.
Ormai per la WCC è il tracollo.
Il 27 giugno1991 era già presentata una prima istanza di fallimento, il debito supera i 77 miliardi di Yen, e anche se molto del copyright delle opere prodotte della WCC (Blue Noah, Toriton) sono trasferiti altrove (Tohokushinsha?), il progetto di Yamato 2520 non viene cancellato. Tra il febbraio e l'agosto 1996, anche se a fatica, Yamato 2520 è realizzato fino al vol.3 restando però incompiuto.
Il 16 settembre1997 Nishizaki dichiara bancarotta con un debito di 313,3 miliardi di yen. I diritti e il marchio della prima Corazzata Spaziale Yamato sono trasferiti a Matsumoto, (che nel frattempo l'aveva denunciato per violazione dei diritti sui copyright) anche se per una definitiva sentenza si dovrà attendere ancora il 2004.
Nishizaki non ci stà a farsi portare via così i diritti di Yamato, e mentre il produttore ricorreva più volte in appello per ribadire i suoi diritti (appunto di produttore e co-creatore), tra Matsumoto e la Bandai inizia una collaborazione per la creazioni dei videogiochi della Playstation ispirati alla saga e ad una nuova uscita di tutta la produzione sul mercato dell'Home Video (ora sotto il suo marchio). Nel frattempo i guai per il produttore non sono ancora finiti.
Il 2 dicembre dello stesso anno è arrestato con l'accusa di possesso di droga, rilasciato su cauzione, mentre torna dalle Filippine con il suo yacht è nuovamente arrestato per possesso di armi.
Da allora Nishizaki ha trascorso gran parte degli ultimi dieci anni dentro e fuori dalla prigione combattendo a suon di ricorsi nelle aule dei tribunali; ricordo che allora i giornali titolarono: “Yamato affonda”, un titolo davvero triste, uno smacco per il cuore dei fan che lo avevano seguito devotamente in tutti i raduni dedicati alla saga.

Il caso per la proprietà dei diritti d'autore prosegue ancora, nel 1999, una nuova querela è avviata questa volta però dal produttore, che reclama sia i diritti d'autore che il risarcimento dei danni (morali, che non vincerà..) in riferimento alla questione dei videogiochi e dei dvd pubblicati senza che ne fosse stato coinvolto (per chi fosse curioso, posso dire che gli atti giudiziari di quella causa sono stati resi pubblici nel 2008, io stesso sono riuscito a dare un'occhiata alla sentenza di cui dispongo una copia, e anche se sulla pubblicazione le rispettive identità degli interessati non sono espressamente denominate, è semplice capire di chi si stesse parlando..gli atti sono davvero molto interessanti sopratutto per chi, di notizie riguardanti quel caso, ne aveva apprese poche (o nessuna a dire il vero) dai blandi e affrettati articoli scritti nelle riviste italiane specializzate in animazione giapponese che circolavano nel nostro Paese una decina di anni fa e che di tutto si occupavano tranne che di Yamato. Vorrei segnalarvi di più in merito ai particolari, ma non so se sarebbe legale.
La sentenza fu pronunciata nel Maggio del 2004 e Nishizaki era riuscito finalmente (anche se solo in parte) a spuntarla.
I diritti di Yamato erano stati divisi in tre parti: a Leiji Matsumoto sono stati assegnati quelli visivi e la paternità dei personaggi e del mecha design delle navi, Nishizaki ha ottenuto i diritti della storia originale, (quindi può realizzare una nuove serie o film basati sulla serie classica senza che nessuno abbia poi modo di accampare pretese), e la Tohokushinsa Film Corp. che ha mantenuto la sua posizione come titolare dei diritti di distribuzione sui prodotti di Yamato (il che lo rende, di fatto, un partecipante in ogni nuovo progetto). La questione però per i diritti occidentali non è chiara, la Voyager Entertainment detiene i diritti di Star Blazers. Quando la serie uscì in home video in America, furono rifatti i titoli dei crediti.
La Claster produzioni televisive, e la Sunwagon produzioni sono ancora elencati nel nuovo roll dei crediti perché sono stati i responsabili della trasmissione dell’anime in America. La WCCorporation non ha più i diritti di distribuzione e quindi non è elencata nella nuova lista dei crediti.
Che cosa significa questo per Yamato nel mondo al di fuori del Giappone resta da vedere, ma Voyager Entertainment, la divisione americana della società di Nishizaki, ha ancora i diritti sulla serie negli USA. Allora quello che si domandano i curiosi spettatori italiani è: “A chi fa riferimento adesso questa società?” Se voi che leggete lo sapete, fatemelo sapere.


Dai Yamato 0-Go prodotto nel 2004
Adesso che aveva acquistato i diritti giapponesi di produzione, Matsumoto poteva dare vita a una Yamato tutta sua e con una nuova storia confezionata appositamente su misura per lei ed ambientata però difatto nell'anno 3.199 . Questa nuova produzione vedeva la collaborazione tra Matsumoto e la Venture Soft. Il primo lavoro su questa nuova Yamato di Matsumoto non comincia come un manga, ma attraverso le macchinette del pachinko. Dai Yamato 0 Go ha debuttato sotto forma di un gioco nel dicembre 2002. A giudicare dalla grande quantità di attenzione dei media e del merchandising, il gioco è stato un grande successo e ha avviato una campagna d’interesse che si sarebbe estesa per i successivi tre anni.
L'anime è arrivato in home video nel 2004, ma la sua trama era in sostanza una versione modificata del pachinko. Questo mise Dai Yamato anime e pachinko su due strade separate e con esiti molto diversi. L'Anime di Dai Yamato Zero-Go è stato pubblicato nella primavera e nell'estate del 2004, in 5 volumi, della durata di  45 minuti circa.
Nonostante il successo dei giochi, il risultato dell'Home Video è stato deludente, e ciò costrinse la Venture Soft e a sospendere la serie in OAV e a dichiarare fallimento. Sembrava che il triste destino capitato a Yamato 2520 si stesse abbattendo anche sulla versione ideata da Matsumoto.

Nishizaki in
una foto di Agosto del 2009
Dopo queste due cocenti delusioni (Yamato 2520 del solo Nishizaki) e (Yamato Dai 0 Go del solo Matsumoto) sembrava che Yamato fosse veramente destinata a non tornarepiù in vita. Finalmente però nel 2008, qualcosa nelle dense nubi che avevano oscurato la possibilità di un grande ritorno della corazzata sugli schermi, pareva diradarsi.
Finalmente Nishizaki è rilasciato dal carcere nel dicembre 2007.
La sua prima intervista appare su una nota rivista giapponese uscita nelle edicole il 25 febbraio 2008.
Nishizaki annunciava al pubblico giapponese e al mondo che era pronto per ritornare al comando della Yamato e questa volta avrebbe fatto sul serio, niente ripensamenti e niente indecisioni, la sceneggiatura di Yamato la Rinascita era già pronta da un pezzo e l’uscita del film era prevista per il 2009.
Adesso occorreva trovare una casa a questa nuova Yamato.
La WCC non esisteva più e Nishizaki decide che i nuovi studi nei quali realizzare il nuovo film avrebbero avuto il nome dell’astronave. Crea così una casa di produzione chiamata Studio Yamato, a Tokyo nel quartiere di Nerima (il cuore del settore dell'animazione giapponese) con un personale di 40 addetti. Tra i collaboratori di Nishizaki vi sono ora il character designer e animatore Tomonori Kogawa, che sarà il direttore generale dell’animazione e Toshio Masuda, il regista veterano che è stato direttore generale su quattro delle precedenti produzioni di Yamato.

Maho Orihara e Miyuki Kodai
in una fan art
E Yamato la Rinascita diventa una realtà nel 2009.
L’astronave affondata nel mare di Acquarius è risorta.
Nessun clone, nessun’altra nave che ha il suo nome; Yamato 2520 e Dai Yamato Zero-Go sono diventati una storia vecchia e dimenticata. L’attenzione del pubblico è tutta per la prima nave che ora nel nuovo film ritorna a volare.
La Rinascita è una pellicola molto diversa dallo stile della serie originale e che spesso è ancora erroneamente attribuito a Leiji Matsumoto, essa amalgama il lavoro di molti artisti diversi amalgamando il lavoro di due generazioni, il disegno di Matsumoto si può attribuire esclusivamente al settantenne dottor Sado.)
Un assaggio di quello che sarebbe stato Fukkatsu hen, Rebirth o la Rinascita, è stato mostrato l’anno scorso al Tokyo film festival nel Maggio 2009, per l’occasione sono stati proiettati 8 minuti di trailer promozionale rilasciati poi su un DVD.
Dopo tanta attesa e dopo una corposa campagna pubblicitaria, il film è uscito regolarmente nelle sale giapponesi il 12 dicembre 2009.
Finalmente dopo 25 anni, i fan di vecchia data e la nuova generazione che nel frattempo avevano imparato a conoscere la serie attraverso le recenti repliche in tv e nelle numerose edizioni in home video, avrebbero assistito al ritorno dei veri protagonisti dell’anime come il 38enne Wildstar-Kodai e il maturo Shiro Sanada. (E Yuki?..ancora non si sa..) così come avrebbero imparato a conoscere i volti nuovi del giovane equipaggio tra cui la bella Maho Orihara e Miyuki Kodai figlia del capitano della Yamato.






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